Gli orfisti, di cui fanno parte anche Kupka e Picabia, si pongono criticamente nei confronti del Cubismo, dal quale pure derivano il principio della scomposizione della forma e l'analisi dell'immagine da più punti di vista, sottraendosi tuttavia ad una certa rigidezza e staticità del risultato finale, accentuate dalla monocromia fredda e monotona tipica del primo Cubismo di Braque e Picasso.
Una peculairità dell'Orfismo è l'introduzione del movimento nel processo di scomposizione, che attua una sintesi in termini di maggior omogeneità dei vari momenti statici simultaneamente proposti anche dal Cubismo, ma qui unificati da una forza dinamica ad andamento rotatorio molto vicina alla definizione di spazio-tempo del Futurismo italiano.
Tutto ciò è ben evidente nel quadro proposto, di cui è autore Delaunay, "Tour Eiffel", del 1911, un olio su tela di cm 202 x 138,4.
L'Orfismo compie un totale recupero del colore e della luce, in memoria dell'Impressionismo, del Fauvismo, del Divisionismo, soprattutto nella versione che ne dà Georges Seurat, del cromatismo di Matisse e di Gauguin e persegue il principio del contrasto simultaneo dei colori secondo le teorie di Michel Eugene Chevreul, risalenti al 1838, che Delaunay studia con attenzione.
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